E
così dopo la solita fila in appennino, la solita interminabile coda
per entrare, eccoci qua: solito gran colpo d’occhio in questo splendido
palazzetto, soliti aficionados non proprio di primo pelo accorsi da tutta
Italia e, diciamolo subito, solito grande spettacolo.
Rispetto
a due anni fa stavolta il Boss ha sacrificato qualche cavallo di battaglia
per dare spazio alle nuove canzoni (allora non aveva dischi in uscita),
molti i pezzi del recente “The rising” proposti nel corso del concerto
e, come al solito, le versioni live sorpassano di gran lunga quelle in
studio. Spettacolose, ad esempio, le versioni di “Waitin’ on a sunny day”,
con il pubblico che non ne vuol sapere di farla finire, o di “Mary place”,
che mantiene le aspettative che su disco sembra solo promettere; intatta
anche la magia di “World’s apart”, come emozionanti sono rimaste “Into
the fire” e “City of ruins”.
Curioso
il ripescaggio in una trascinante versione in perfetto stile anni ’50 di
“Stand on it” che ha fatto ballare tutto il pubblico, all’inizio del primo
bis.
Tra
i “classici” da segnalare una immensa versione di “Born in the USA”, intonata
come “preghiera di pace” ma in una tiratissima versione elettrica con interminabile
e spettacoloso solo di Springsteen alla chitarra, la solita grande cavalcata
collettiva di “Born to run”, stavolta impreziosita dalla presenza di Elliott
Murphy alla chitarra; poi solite stupende versioni di “Backstreets”, “Dancing
in the dark”, e così via fino all’apoteosi di “Thunder road” che
ha chiuso alla grande il concerto.
La
E-Street è la solita oliatissima macchina infernale da ritmo, il
gruppo che chiunque mastichi rock vorrebbe avere al proprio fianco, non
una nota fuori posto, non un attimo di cedimento; anche Clarence Clemons
, che era parso un po’ sacrificato nel tour del ’99 ha adesso il giusto
spazio. Solo su Patti Scialfa preferisco sorvolare: inutile come al solito,
capace di deturpare momenti magici con gorgheggi insopportabili.
Bruce
non è più un ragazzo, le sue corse e le sue spaccate si sono
fatte più misurate, i concerti non sono più le maratone di
una volta, anche se siamo sempre intorno alle tre ore, visto da vicino
si notano i capelli che cominciano ad imbiancare, ma la voce, la presenza
ed il carisma sono ancora intatti.
Qualcuno
lo accusa di non riuscire più ad essere capace di grandi cambiamenti,
di grandi dischi come una volta e forse questo è anche normale dopo
tanti anni; non dimentichiamo però, ad esempio, che la sua è
stata la voce più autorevole e chiara che si è espressa nel
dopo 11 Settembre, lo avrà anche fatto con un disco che non regge
il confronto con i suoi capolavori, ma che sicuramente è il suo
migliore da molto tempo a questa parte (e stranamente ciò è
coinciso con il ricongiungimento con la E-Stree Band) e, come detto, nessuno
ha saputo fare di meglio, quindi….
La
prossima primavera, statene certi, ci sarò ancora ad ascoltare questi
insuperabili vecchietti, e se di autocelebrazione si tratterà, chi
se ne frega, io continuo a divertirmi da matto. E poi stavolta non ci sarà
nemmeno la scusa che i biglietti non si trovano: i concerti si terranno
infatti negli stadi, dove non si sa, ma che importa, per il Boss si va
dovunque.
IZIMBRA
~~SETLIST:~~
The rising
Lonesome day
Night
Something in the night
Empty sky
You're missing
Waitin' on a sunny day
You can look but You...
No surrender
Worlds apart
Badlands
She's the one
Mary's place
Backstreets
For you (Solo piano)
Into the fire
Stand
on it
Dancing in the dark
Ramrod
Born to run (with Eliott Murphy)
My city of ruins (Solo piano)
Born in the USA
Land of hope and dreams
Thunder Road