La Società degli Autori ha pesantemente contestato 
il comunicato della FIMI sulla pirateria discografica

E' guerra aperta tra SIAE e FIMI

E' guerra aperta, ormai, fra SIAE e FIMI, la federazione nazionale delle major discografiche. 
Al centro della disputa sono le cifre diffuse alla stampa nazionale dalla stessa FIMI e dall'organizzazione internazionale dell'industria discografica, IFPI, che affibbiano all'Italia la qualifica di capitale europea della pirateria gettando implicitamente discredito sull'operato della società degli autori.
In un comunicato stampa diffuso in questi giorni la SIAE - per la prima volta pubblicamente - contesta le stime IFPI che attribuiscono ai pirati il controllo di un terzo del mercato nazionale e che valutano in oltre 15 milioni di pezzi i CD "live" - registrazioni dal vivo non autorizzate dagli artisti e dai produttori legittimi - prodotti in Italia su licenza SIAE nel '94 e in maggior parte esportati sui mercati esteri (da metà dello scorso anno, con l'entrata in vigore delle nuove norme che rendono perseguibile in sede penale la produzione di CD live non autorizzata dagli artisti interpreti, la società degli autori ha smesso di concedere licenze). 

Secondo la SIAE, che ha dichiarato una produzione di 5 milioni di CD live per il '94, le stime IFPI sarebbero prive di riscontro statistico, e le operazioni antipirateria sostenute in collaborazione con le forze dell'ordine dimostrerebbero che molti dei prodotti illegali in circolazione in Italia provengono da paesi stranieri come l'Inghilterra, l'Olanda e la Germania (oggi il maggior produttore di live e bootleg in Europa). Un sequestro effettuato a Milano il 18 gennaio mette addirittura sul banco degli imputati l'impianto di produzione austriaco di proprietà di una multinazionale discografica, che avrebbe importato in Italia materiale pirata, evadendo il pagamento dei diritti d'autore. 

La SIAE ribatte anche all'affermazione secondo cui la crescita del mercato pirata avrebbe influito negativamente sullo sviluppo del mercato discografico "legale", sostenendo che le cifre relative ai supporti musicali licenziati dalla società - 106 milioni di pezzi nel '92 e '93, 138 milioni nel '94 - dimostrano al contrario una crescita della produzione pari al 30 per cento. 
Nel comunicato diffuso agli organi di stampa e alle agenzie, la società degli autori avanza il dubbio che il fenomeno della pirateria discografica nel nostro paese possa essere stato ingigantito artificialmente dalle filiali delle major per giustificare risultati commerciali inferiori agli obiettivi imposti dalle case madri multinazionali; e non risparmia un'ulteriore stoccata maliziosa alle multinazionali, sottolineando di avere "appreso con viva soddisfazione che anche la FIMI ha approntato un suo nucleo antipirateria, stanziando un miliardo e mezzo di lire provenienti in gran parte da un finanziamento estero". 

L'aspra polemica in corso sulla questione della pirateria discografica, insieme a considerazioni di carattere economico, continua a condizionare pesantemente le trattative fra SIAE e FIMI per il rinnovo del contratto generale di licenza in base al quale i produttori fonografici vengono autorizzati a stampare e distribuire sul mercato i CD e le cassette contenenti il repertorio tutelato dalla società degli autori. 
Mentre con le aziende AFI un accordo è stato raggiunto già da diverse settimane, sulla base della royalty prevista dal contratto internazionale fra autori/editori e produttori discografici (9,306 % sul prezzo di listino), con le aziende FIMI il braccio di ferro continua e rischia di portare ad un clamoroso blocco della produzione. 
(20 gennaio 1996)

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FONTE : http://www.rockol.it/rockol/news/Industry/FIMISIAE.HTM
In ottemperanza al "diritto di cronaca"

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